Cantautorato e psichedelia, le due anime di Florilegio

Florilegio è la creatura musicale di Matteo Polonara.
Inizia il suo progetto cantautoriale nel 2015, girando con le sue prime canzoni tra Marche ed Emilia-Romagna. Si stabilizza a Bologna, dove è immerso nella costante ricerca di sé e di una propria dimensione. Matteo scrive per connettersi con il pianeta Terra, perché da sempre è timido e introverso. Le sue storie sono autobiografie sentimentali, costruite con immagini dense e sguardi non convenzionali.
Tende è il suo primo singolo. Ne abbiamo parlato direttamente con lui.

MIAB: Come racconteresti la tua Bologna?
Florilegio:
Non c’è città come Bologna, è unica. Anche quando credi di conoscerla e di sapere tutto di lei, un bel giorno ti fa accorgere di qualcosa che non avevi mai visto.
Bologna al momento è come se fosse in costante mutamento o in fase di assestamento (e non ho ancora capito se in peggio o in meglio). Resta comunque artisticamente (non solo musicalmente) un porto franco, un posto sicuro dove poterti liberare. Può offrire davvero un sacco di opportunità, difficili da trovare altrove, anche in questi tempi di pandemia. Ormai sono sei anni che vivo a Bologna, è casa per me.
La definirei rispetto a tante altre città italiane una “bolla per artisti scappati di casa”, un po’ come me. Credo che sia per la magia dei portici raccoglitori e amplificatori di storie, se solo potessero parlare chissà quante ce ne racconterebbero…
Nella mia musica credo si possa ritrovare molto di Bologna e di quello che vi accade. Inoltre, è una piazza immensa per artisti di ogni genere, è bellissimo conoscersi, mescolarsi e c’è sempre qualcosa da imparare da chiunque. Bologna è il rifugio di chiunque non si senta appartenete, di chiunque abbia bisogno di ricercarsi e scoprire. Bologna è l’unico posto al momento in cui non mi sento totalmente un alieno.

MIAB: Cantautorato e psichedelia convivono?
Florilegio:
Non vedo perché no. Per quanto mi riguarda, nel mio piccolo, sto cercando di unire queste due anime che fanno entrambe parte di me. Non sono bravo a definirmi e a rendermi conto di me e di conseguenza della mia musica, quindi non so se ci sono riuscito o meno. Ma posso affermare con certezza che Mac DeMarco è un ottimo esempio di cantautorato e psichedelia mescolati più che bene insieme.

MIAB: Sei affascinato dai tarocchi? Ci racconti come la copertina di Tende?
Florilegio:
Si, sono tremendamente affascinato e attratto dai tarocchi, come dalla simbologia in generale. Credo sia un rapporto molto personale quello che si instaura con le carte, ci si possono vedere molte cose all’interno e sicuramente sono un mezzo interessante per porsi delle domande e trovare delle risposte. Le carte possono sorprendere.
L’autore della grafica di “Tende” è Reg Mastice, un artista pazzesco (che vi consiglio di andarvi a cercare) con cui mi sono trovato immediatamente in sintonia per passioni e gusti comuni, come la psichedelia e l’occulto. Sono rimasto folgorato dalle sue opere che hanno rimandi all’esoterismo e a varie simbologie, e che sembrano provenire direttamente dall’America a cavallo tra gli anni ’60 e ’70.
Non risponderò precisamente alla domanda, piuttosto vi svelerò un segreto: questa copertina è il primo dei miei personalissimi arcani maggiori ed è solo l’inizio di un concept più ampio che a mano a mano si svelerà. Tra qualche mese sarà più chiara la connessione.

MIAB: Ti abbiamo visto sul palco di Musicultura con Miglio? Come è andata?
Florilegio:
Per il momento è stata davvero una bellissima esperienza, che tra l’altro non si è ancora conclusa: stiamo aspettando di sapere se siamo tra i finalisti! Miglio è un’artista davvero capace che ha tanto da dire e da dare e sono molto felice di accompagnarla in questo viaggio. Ci siamo trovati da subito benissimo, infatti siamo diventati amici in pochissimo tempo. Mi sono sentito un artista privilegiato a salire su un palco meraviglioso come quello di Musicultura, soprattutto in un momento di blocco totale dell’arte e dello spettacolo. Era tanto che non mi sentivo così emozionato per suonare, anche se (ovviamente) purtroppo non c’era pubblico.

MIAB: Dove sarà Florilegio tra cinque anni?
Florilegio:
Spero vivamente su un palco a fare quello che gli piace di più, o comunque in qualche modo circondato da musica. Se non fosse così direi disperso in mezzo alla natura selvaggia, ma comunque con uno strumento!

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