Il concetto di metal strumentale su stampo chitarristico è qualcosa che andava molto in voga negli anni Ottanta, ma che tutto sommato trova ancora oggi una vasta nicchia di estimatori dello strumento in questione e di conseguenza sono molti i chitarristi, alcuni di valore e alcuni meno, che continuano a intraprendere questo discorso solo strumentale (quindi con l’assenza assoluta della voce) per dare ampio spazio alle loro scorribande sulla sei corde.
E’ il caso anche di questo Damiano Biasutto, chitarrista ma anche factotum del suo progetto, che porta infatti il suo nome, e che è già arrivato alla terza pubblicazione sulla lunga distanza in tre anni. Girando sulla rete ho potuto ascoltare anche qualcosa di meno recente rispetto a questo nuovo “Powered By Steel”, e devo dire che questo artista sta compiendo piccoli ma preziosi passi verso qualcosa di più completo e competitivo. Si sente che questo artista sta continuando i suoi studi sulla chitarra e si sentono i miglioramenti anche sugli altri strumenti, ad eccezione della batteria che è programmata, e non credo di dire una inesattezza. Ciò comunque non tarpa le ali ad un disco molto piacevole e a tratti entusiasmante, perchè emana passione e impegno da ogni canzone.
Il genere proposto è un power/heavy metal che ha il “pregio” di non ripercorrere ciò che va da quasi venti anni per la maggiore, ovvero musica di stampo sinfonico o neoclassico. Il buon Damiano ci offre un disco non prolisso e dritto al punto, dove canzoni come “Master of Illusions”, “Synergy”, “Powered by Steel” e “What I Want to Become” si ergono sopra le altre a mio avviso per una varietà più marcata e per soluzioni un po’ meno standard, sebbene tutto l’album rimanga ben ancorato al power/heavy metal più classico, come dicevo in apertura.
Se Damiano Biasutto riuscisse ad evolversi ancora e ad offrire degli assoli ancora più evoluti e tecnici potrebbe far maggiore breccia in tutti quegli amanti dei guitar heroes che pretendono sì delle buone doti compositive, che Damiano ha, ma che non perdonano alcune piccole ingenuità e sbavature. Ed è su queste che Damiano Biasutto deve lavorare.
Per il resto un buon disco, consigliato ai tanti “defender” che ancora ci sono in giro.
Line-up:
Damiano Biasutto: All instruments