Death Cell, e il loro sound “Periferico”

Si può ancora fare rock in modo convincente in Italia: lo dimostrano i Death Cell, esperti musicisti toscani, che hanno rimesso in piedi il proprio progetto e hanno pubblicato un nuovo album, “Periferico” e un singolo appena uscito, “Maschera”.

UGZ: Un progetto storico che ha trovato nuova linfa: come si riparte dopo anni di stop?
Death Cell: Per la verità ci siamo ritrovati tra di noi per puro caso. Le nostre vite ci avevano portato per anni lontano gli uni dagli altri, addirittura anche in parti del mondo differenti. Siamo andati in sala prove una sera per puro divertimento, per avere l’occasione di passare una po’ di tempo tutti insieme e abbiamo ritrovato la nostra affinità, come se non ci fossimo mai separati. Da li non ci siamo più fermati.

UGZ: Avete avuto molti cambi di formazione?
Death Cell: L’unico cambio di formazione al momento della reunion è stato il chitarrista, che nel frattempo aveva deciso di appendere lo strumento al chiodo. E ora siamo uniti più che mai.

UGZ: Che cosa avete conservato in maniera più salda dai vostri esordi?
Death Cell: La voglia di essere noi stessi, di comporre e di metterci in gioco. Non facciamo cover, tranne rare eccezioni, e non ci adattiamo a quello che è di moda: è sempre stato così fin dall’inizio. Suoniamo cosa sentiamo di voler suonare e ci piace, in piena libertà, affermando in musica e parole quello che per noi ha significato. È il nostro “spirito” punk che non ci ha mai abbandonato.

UGZ: Mi raccontate del nuovo singolo, “Maschera”?
Death Cell: Maschera è un brano che ben rappresenta lo stile Death Cell, con un dirompente e ipnotico giro di basso su cui si sviluppa tutto il pezzo in un alternative rock oscuro, mescolato con sonorità dark e psichedeliche. Il testo parte dal concetto pirandelliano della maschera e rappresenta il momento di presa di coscienza del non essere uno e unico, come si crede, ma differenti individui a seconda di chi ci sta intorno, cosa che impone di indossare una o più maschere per proteggere il proprio io più profondo. Ed è dalla frantumazione delle false sicurezze e dall’esigenza di capire chi siamo veramente che parte il viaggio di Periferico, il nostro nuovo disco. Maschera ne è per questo il brano iniziale, oltre ad esserne il singolo.

UGZ: E invece che cosa potete dire di “Periferico”, il nuovo album? Ci si sente un po’ di rock anni Novanta, un po’ di post punk…
Death Cell: Siamo cresciuti ascoltando band punk, post punk, metal, progressive, hard rock e psichedeliche ed è normale, quindi, che tutto questo si rifletta in qualche modo in quello che suoniamo. Periferico è stato composto come un concept, con un filo conduttore, tra musica e testi, che rappresentasse un viaggio per l’ascoltatore all’interno di se stesso e dell’ambiente che lo circonda, per cercare le risposte e le certezze interiori necessarie alla sua realizzazione come essere umano. Musicalmente è un disco intenso, emozionale e compatto, direi monolitico: un viaggio musicale tra le atmosfere cupe e inquietanti di questo periodo storico, che sono state di forte ispirazione per la sua creazione. Essere periferico è, per noi, uno stato, un modo di porsi e di vivere: il rifiuto di condividere a prescindere il pensiero e l’agire comune, nella musica come nella vita, per trovare la propria direzione, in piena libertà e autonomia, nel rispetto degli altri e in piena consapevolezza. I testi del disco trattano proprio questi temi.

UGZ: Cosa vi piace del rock italiano di oggi (se vi piace qualcosa)?
Death Cell: Abbiamo sempre ascoltato le band italiane, dal progressive anni ’70, al punk e wave degli anni ’80, al rock alternative dei ’90, fino a oggi. Ai tempi in cui formammo i Death Cell rimanemmo colpiti dai primi Litfiba, dai Diaframma di Siberia, dai CCCP e poi CSI, dai Neon e Not Moving. Nel tempo abbiamo apprezzato band come Verdena, i primi Marlene Kuntz, i Massimo Volume, il Teatro degli Orrori, i Fast Animals and Slow Kids degli esordi. Oggi la tendenza generale sta guardando ad altri generi, ma troviamo che ci siano molte band e artisti rock che suonano bene e che hanno idee da proporre, purtroppo penalizzati, quando non di primo piano, da una distribuzione non sempre efficace e dalla carenza di locali e eventi dove esibirsi. Troviamo che ci sia un’ ottima originalità nelle proposte e una maggiore attenzione alla tecnica e alla cura nel songwriting rispetto al passato, anche nelle band considerate di nicchia.

UGZ: Che cosa succede dopo “Maschera”?
Death Cell: Non potendo purtroppo esibirci live a causa dell’emergenza in corso, stiamo curando la promozione di Periferico, preparando il video di quello che sarà il prossimo singolo estratto dall’album, senza svelare però quale, e siamo in fase di composizione dei nuovi brani che comporranno il prossimo disco.
Colgo l’occasione per ringraziarvi dello spazio che ci avete dato, augurandoci che Periferico piaccia ai vostri lettori, che possono ascoltarlo in streaming su Spotify o acquistarlo scaricandolo da tutti i principali store digitali.

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