Fuori Marsali, “La versione migliore di noi”

“Pensare a quel che sarà per prendere a calci un destino che non sa guardare oltre il muro dei tuoi nei, oltre le autostrade delle tua ciglia mentre sfiori con la punta delle dita l’estremità dei miei pensieri; inventarsi una scusa per non andare a dormire, mentre il sole chiama un altro giorno e la notte conosce a memoria tutte le traiettorie dei nostri sguardi, tutte le aritmie del nostro respiro. Non è niente, anima mia: solo l’ennesima bottiglia che non berremo, l’ennesimo battaglia che perderemo per restare qui, meravigliosamente sconfitti da questo mondo che conosce solo mediocrità, a restituirci la versione migliore di noi. Qualcosa che appartiene a me, qualcosa che appartiene a te”.

Salsedine, tempere, corde, bougainville: quattro cose che sanno di libertà, e di Marsali.
Il sale che si incolla addosso dopo aver sondato le profondità della vita, tuffandosi nell’oceano di sogni troppo grandi per non essere vissuti di petto. Tempere utili a restituire un colore a tutto ciò che è opaco, spento, normale: la straordinarietà del quotidiano. Le corde, che legano stretto il cuore a radici troppo antiche per essere divelte; corde, come le estremità naturali di prolungamenti musicali, di strumenti scordati, come il cuore di chi ama. Le bougainville, respiri di luce tra vie soffocate dai palazzi grigi e spenti.
Come quelle viola a casa di Nonna.

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