Ginez e il bulbo della ventola, suona la vita quando sai come guardarla

Eh si, come durante l’alba di nuovo giorno, come quando misuri il tempo che hai con le piccolissime cose di ogni giorno. Ritorniamo sul disco di Ginez e del suo Bulbo della Ventola. Ho apprezzato molto “Sambuca Sunrise”, questo ultimo disco in ordine cronologico che in questo tempo compie un anno di vita… 

Canzoni che probabilmente sono nate dall’urgenza di una critica sociale come “Benzene”, canzoni che invece riempiono il vuoto di un’assenza come “Lettera”, canzoni che in fondo guardano alla vita così come la vita viene come in “Sambuca Sunrise”. Canzoni dalle mille facce, dai mille colori, canzoni fatte di forme anche nuove per le abitudini che avevamo di Ginez:

«Il pop, il rock, i balcani, il jazz, i pensieri alcolici e infinite la consapevolezza. Oltre questo non toglierei nulla perché mi sembra un elenco abbastanza preciso. Aggiungerei l’amore, il disagio sociale, la malinconia, il giorno, la notte, la luce e il buio…per esempio». Ginez

È passato un anno ormai in questo tempo quasi distopico a cui ci si abitua in fretta, fatto di comodità e automatismi, un tempo dentro cui il suono di un disco simile si perde nel rumore di fondo ormai coprente in ogni direzione… si perde anche dentro la voce pressante di un main stream che non da alcun diritto di replica imponendosi quasi totalmente. 

«Un anno di vita… sicuramente resta oggi il ricordo di un bel periodo di lavoro intenso, il rapporto che si è creato con i musicisti che hanno collaborato al disco e l’ attiva promozione che ne è seguita».Ginez

“Sambuca Sunrise” a differenza di altre volte si colora come detto di facce e di stili diversi ma anche di un bel parterre di musicisti: Piero Dondi (Hammond e pianoforte), Raffaele Kohler alla tromba, Carlo Ormea alla fisarmonica, Simone Rossetti Bazzaro agli arrangiamenti di archi e al violino, Francesco Saverio Gliozzi al violoncello, Alessia Baldini ai cori e Luciano Macchia al trombone. Spero di non averne mancato qualcuno…

«Diciamo che prima di iniziare ad arrangiare i brani, c’era già un  desiderio di aggiungere altre sonorità al disco. La scelta spontanea è stata dettata soprattutto dalle canzoni, che sembrava chiedessero di essere accompagnate da tutta questa musica». Ginez

Disco necessario? Forse. Disco di urgenze, come spesso si dice nella critica? Questo sicuramente… Ginez non ha mai dato l’impressione di un artista pronto a fare musica per il solo gusto di riempire con un’estetica buona. Trovo puntuale il suo modo di “vomitare” la vita che ha di dentro e anche quel suo rigido perseguire una personalità forse ancora troppo sporca di famose ombre ingombranti. Dimostra di essere superiore a dinamiche e facili etichette: lui scrive, canta, forme anche inusuali e scomode all’orecchio, fa canzoni pulite e credibili. E questo “Sambuca Sunrise” dimostra totalmente l’importanza di essere e non di apparire.

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