Gli Incubi di Freud, “Sistole”, la catarsi dalla poca clemenza di sfighe

“Gli Incubi di Freud” sono il progetto solista alternative rock del marchigiano Joshua McFarrow: all’anagrafe Josafat Farroni, “il paziente zero”, è di Ripe San Ginesio (MC), gli altri pazienti/musicisti si barcamenano tra maceratese e fermano, tra mare e monti (Matelica, Tolentino, Porto Sant’Elpidio).

Il progetto nasce dalle idee ed esperienze di vita del leader Joshua: “esistevano de facto nel limbo delle cose incompiute già nel lontano 2013, quando ero troppo pavido e imbarazzato per esibire al mondo le mie composizioni. Quindi è solo dopo i primi 10 kg presi sotto il lockdown di marzo 2020 che decido di porre rimedio all’adipe da stress accumulato. Ho deciso finalmente che Gli incubi di Freud non dovevano essere incompiuti perché non sapevo più come contenere l’enorme universo semantico che ho coltivato dentro di me. Oppure è stato semplicemente quest’ultimo che è confluito nelle necessità improrogabili; mi faccio andar bene entrambi le soluzioni.”

UGZ: Salve ragazzi, presentatevi ai nostri lettori !
Joshua:
Ciao lettori di Undergroundzine! Io sono Joshua, paziente zero de Gli incubi di Freud, mentre Alessandro, Andrea K ed Edoardo sono gli igienisti mentali/strumentisti che sorvegliano sulla salute musicale del paziente zero.

UGZ: Qual’è stato il vostro percorso di crescita musicale fino ad oggi ?
Joshua:
Beh, ad essere onesti il nostro percorso potrebbe essere paragonato al lancio di un masso in uno specchio d’acqua prima calmo e piatto. Non è tanto per il debutto assoluto, ma essendo stati i pezzi custoditi nei timori di Joshua già dal lontano 2014, prima non c’era assolutamente nulla. Cosa c’era prima del Big Bang? Boh! Poi c’è stato il botto fragoroso, lo specchio d’acqua che si increspa, come quando Joshua ha esercitato coercizione sui suoi amici musicisti. Una storia poco strappalacrime, ma indubbiamente intensa!

UGZ: “Sistole” è il vostro nuovo album , parlateci un pò di questo nuovo lavoro !
Joshua:
Sistole è la prima parte di un piccolo concept in procinto di realizzarsi con un sequel che [(passaggio in galleria, linea telefonica che cade) in realtà non posso e non voglio sbilanciarmi già ora…]
Dicevo… è un’istantanea della salute emotiva di Joshua, che ha ricevuto poca clemenza dalla sorte. Queste sventure vengono tramandate dal caro vecchio rock sottoposto ad influenze moderne ed internazionali.

UGZ: Quali sono le tematiche dei testi?
Joshua:
La catarsi dalla poca clemenza di sfighe da cui sopra. Quando si riflette su una tematica inserendola nella prospettiva musicale si ottiene il privilegiato punto d’osservazione astratto dalla vicenda, e si ragiona meglio su di essa. Eventi piuttosto toccanti della mia vita sembrano a me stesso più digeribili ora che li ascolto dalla prospettiva della mia stessa musica.

UGZ: Siete soddisfatti? Oppure avreste voluto cambiare qualcosa ?
Joshua:
“Del senno di poi sono piene le fosse”, ovvero sì che vorremmo cambiare, aggiustare tanti aspetti di Sistole, da alcuni arrangiamenti, ai suoni, alcune parti vocali… però trovo poco sensato farsi assalire dai rimpianti, perché come opera prima è un lavoro che mi e ci soddisfa estremamente, dà tuttora brividi compiaciuti a noi stessi. Per cui mi sentirei ingrato col mio lavoro e quello di tutta la squadra nel voler rimetterci mano anche solo come ipotesi.

UGZ: L’ultima parola a voi !
Joshua:
Vi suggerirei di seguire le nostre playlist suggerite su Spotify

  • Le nostre ispirazioni
  • Joshua 2021 soundtrack
    perché con buona probabilità ci troverete ascolti innovativi e diversi dal solito. E mantenersi curiosi sull’ascolto è uno dei metodi migliori per crescere musicalmente, sia come ascoltare, sia come musicista.

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