Med.Use , “così vanno le cose, così devono andare” parafrasando Lindo Ferretti

Il progetto nasce nel cuore del Mediterraneo ed il suo nome ne è il manifesto, Mediterranean Use. Ma poi tutto quanto si è intriso di quell’underground milanese, creando chiaroscuri nell’animo, nei testi, nelle sonorità e nella line up, che vede capi saldi Riccardo ed Enrico.
Diverse date nel nord Italia e nel frattempo l’uscita di un EP autoprodotto “Mediterraneanuse”, un CD “Le Cose che” e si stabilizza anche la formazione con l’ingresso di Andrea Di Dedda al Basso. Tanto sudore in sala prove e qualche concerto elettrico nei club di Milano e hinterland.
Per poter anche suonare nei club più piccoli, riarrangiano tutto il loro repertorio in acustico, riuscendo così ad alternare concerti in elettrico a concerti in acustico. Durante il lockdown, nelle rispettive dimore si lavora ai nuovi pezzi ed a nuovi suoni, sfornando un nuovo EP “Weekend”. Il 25 Aprile 2021, per l’anniversario della Liberazione, pubblicano su YouTube la loro versione di “Bella Ciao”.

UGZ: Di tutti i brani che avete pubblicato, c’è una traccia a cui tenete particolarmente ?
Med.Use:
“Weekend” è sicuramente il brano che meglio sintetizza l’intero EP, sia dal punto di vista sonoro che per quanto riguarda i testi e non a caso è stato anche scelto come titolo del disco. E’ un brano che sicuramente arriva dopo rispetto a brani più diretti come il singolo “Nessuna novità” o “Deadline”, prende consapevolezza nelle orecchie dell’ascoltatore solo dopo diversi ascolti.

UGZ: In questo album si parla di tematiche ….. ?
Med.Use:
Si, le tematiche presenti in questo EP sono facilmente deducibili e sono tutte riconducibili all’evoluzione dei rapporti umani in relazione a eventi o condizioni più o meno irreversibili. Il rapporto con se stessi e il non rapporto con gli altri durante le restrizioni del 2020 in “Nessuna novità”; i rapporti disumanizzanti sotto la pressione dell’efficientismo aziendalista che sempre di più caratterizzano l’esistenza moderna in “Deadline”; la difficoltà a relazionarsi tra le persone in maniera diretta in un nuovo umanesimo digitale che stabilisce delle nuove regole di interazione soppiantando quelle classiche in “Weekend”; e poi l’amore che entra anche in “Weekend” ma che si declina in maniera ironica e distruttiva in brani come “Slave to love” o in modalità più romantica e intangibile come in “Nausicaa”

UGZ: Siete mai stati presi dallo sconforto a tal punto di voler smettere ?
Med.Use:
Credo sia normale, più che altro per ragioni personali, non tanto per mancanza di affermazione o successo. Come artisti non abbiamo mai considerato il successo tra i nostri principali obiettivi. Certo che vedere in giro tutte queste tribute band un pò di sconforto lo genera.

UGZ: Artisticamente parlando, rifareste tutto oppure avete dei rimpianti ?
Med.Use:
Crediamo di si, non vediamo ragioni per le quali dovremmo avere dei rimpianti, “così vanno le cose, così devono andare” parafrasando Lindo Ferretti

UGZ: Potrebbe sembrare una domanda banale o magari lo è : Dove sta andando la musica? E dove sta andando la vostra musica?
Med.Use:
Crediamo ci sia un ritorno della musica suonata, si respira l’aria di un ritorno ai live sudati, “schitarrati”. Quando avviene questo sale anche l’attenzione sui testi e solitamente il pubblico diventa man mano più esigente, magari tra un pò si arriverà a fischiare chi usa l’autotune 😉

UGZ: C’è differenza tra ciò che ascoltate e ciò che in realtà suonate ?
Med.Use:
Decisamente si. Ultimamente ascolto tantissimo Jazz classico, ma nelle composizioni credo non si percepisca. Il non essere più dei ragazzini ti porta necessariamente ad attingere ad una vasta libreria di influenze che hai accumulato sia come ascoltatore che come musicista. Quindi ciò che metti nei brani è funzionale ai pezzi, non lo metti tanto per essere accomunato a una tendenza o a un sound come magari facevi quando eri ragazzino. Tutte le scelte musicali o testuali sono molto più consapevoli e artistiche.

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