Mico, non sono abituato a guardarmi indietro

Mico Argirò è un essere umano, cantautore e compositore di musiche per il teatro. Dal 2009 al 2013 pubblica le prime raccolte e singoli (Tra le Rose e il Cielo, Canzoni, Felicita. Una canzone crepuscolare e Risveglio) iniziando un’intensa attività live. Nel 2016 il singolo Il Polacco (120mila views in anteprima su FanPage) anticipa l’album Vorrei che morissi d’arte, seguiti da due anni di tour. Nel 2018 esce il singolo Un altro Giugno73, con tour nazionale tra houseconcert e club. Nel 2020 esce con Artist First Hijab ft. Pietra Montecorvino, registrata da Eugenio Bennato, seguita dal videoclip su VEVO con la partecipazione di Alvaro Vitali.

UGZ: Di tutti i brani che hai pubblicato, c’è una traccia a cui tieni particolarmente ?
Mico:
Tutti. So che è una non risposta, ma ogni canzone mia si lega a un tema che porto nel cuore e a un periodo della mia vita. Non stiamo parlando di semplici melodie, ma di pezzi della mia vita e della mia anima. Io prendo molto sul serio queste canzoncine.

UGZ: In questo album si parla di tematiche spinose e personali ?
Mico:
Spinose sicuramente, dici pure rompicoglioni. Sono tutte canzoni su temi caldi del nostro presente, su temi divisivi. Personale ognuna a suo modo, forse “Di nascosto” più di tutte, nel senso più comune del termine; in questa canzone racconto delle mie fughe durante il primo lockdown per andare a trovare una ragazza e passare un po’ di tempo con lei. È una storia molto romantica, ma soprattutto molto personale.

UGZ: Sei mai stati presi dallo sconforto a tal punto di voler smettere ?
Mico:
Quasi ogni giorno, quasi ogni notte. Questo percorso è costellato da frustrazioni, fallimenti, offese. Non è semplice e non è semplice parlarne adesso per me. Non ho mai pensato di smettere davvero, l’avrei fatto sennò, ma ci sono spesso momenti bui.

UGZ: Artisticamente parlando, rifaresti tutto oppure hai dei rimpianti ?
Mico:
Nessun rimpianto. Avrei potuto fare tante cose meglio o in maniera diversa, avrei potuto “perdere” meno tempo, avrei potuto… ma chi se ne frega, non sono abituato a guardarmi indietro, quanto più a guardare avanti (e magari progettare i prossimi errori).

UGZ: Potrebbe sembrare una domanda banale o magari lo è : Dove sta andando la musica? E dove sta andando la tua musica?
Mico:
La musica credo che, in generale, si stia dirigendo sempre di più verso l’usa e getta, verso il passeggero e, ti confesso, che sono molto disinnamorato di lei. La mia musica sta cercando di farsi letteratura, non so se qualcuno se n’è accorto, sta cercando di avere un valore di per sè, come racconto, come validità futura. È la mia espressione e la mia spada, prima ho detto disinnamorato e non disilluso proprio per questo.

UGZ: C’è differenza tra ciò che ascolti e ciò che in realtà suoni ?
Mico:
Sì, stupirebbero i miei ascolti, sono un onnivoro musicale. In parte forse non stupirebbero, ci sono tutti i cantautori italiani, c’è molta musica elettronica, ma la mia playlist personale ha delle perle inaspettate che non riveler

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