Nabat e Klasse Kriminale, essere uno skin non è una cosa che si capisce, è una scelta.

Nabat e Klasse Kriminale sono nomi che non hanno bisogno di presentazioni, soprattutto per chi segue la scena Punk / Oi! italiana. Le due storiche formazioni tornano con un nuovissimo split, TNT, pubblicato per Ammonia Records e Tufo Rock Records. Li abbiamo incontrati per parlarne.

UGZ: Benvenuti nei nostri spazi. Iniziamo questa chiacchierata chiedendovi di voi: come e quando vi siete avvicinati alla musica?
Steno:
una delle band più importanti per me sono stati gli Slade, insieme agli Sweet, ma anche i Led Zeppelin… Ho scoperto il punk rock con i Damned e infatti il primo pezzo che suonammo in sala prove con i NABAT fu I FEEL ALRIGHT, che era poi una cover degli Stooges, anche loro per me sono stati per me fondamentali
Marco: Mi sono avvicinato tardi alla musica perché in casa mia non si ascoltava, non c’era neppure una radio. I primi dischi me li hanno passati i miei amici, gli anni erano quelli del Punk, del revival Mod della Two Tone di Bob Marley. Mi innamorai di Madness e Jam e scoprii che era solo la punta dell’iceberg.

UGZ: Quando avete capito che la vostra strada sarebbe stata quella del movimento skin? Che ricordi avete di quegli anni? Cosa significa in concreto far parte del movimento? Da un punto di vista artistico ma anche sociale.
Steno:
Essere uno skin non è una cosa che si capisce, è una scelta. Siamo diventati
skinhead perché non sopportavamo i teatrini politici di una parte del movimento punk di quei tempi, cercavamo un’ alternativa che si confacesse con le nostre abitudini e coi nostri gusti musicali.
Marco: A vent’anni è una ragione di vita, a way of life, non c’è tempo per pensare ad altro. Col tempo le cose cambiano, prendono pieghe a volte inaspettate, comunque per me le band della prima ondata Oi! sono sempre state e restano tutt’ora un faro.

UGZ: L’italiano medio ha un’idea degli skin che non corrisponde alla realtà, quindi potete parlare un po’ della storia del movimento?
Marco:
Se ti riferisci ai nazi, purtroppo direi che più che non corrispondere alla realtà corrisponde solo a una parte delle tante evoluzioni che ha avuto il movimento Skinhead. Ovviamente i mass media ci hanno marciato. Il movimento nasce in Inghilterra alla fine degli anni Sessanta da bianchi proletari che ascoltano e ballano la musica degli immigrati giamaicani, passa attraverso il punk grazie agli Sham 69, implode nell’Oi! e nella Two Tone. Poi è arrivata anche la politica.

UGZ: Sono passati molti anni, la scena è sicuramente cambiata ma voi siete ancora qui con TNT, la vostra più recente release. Come si sviluppa questo lavoro e perché avete deciso di farlo?
Steno:
ci piaceva l’idea di unire le band visto il nostro percorso molto simile, quindi abbiamo deciso di fissare su vinile questa nostra amicizia. Entrambi i gruppi condividono le stesse origini
Marco: è stato un modo per stare ancora insieme, divertirci scambiandoci le canzoni e omaggiando una delle nostre band preferite. Direi che era anche l’ora di fare un disco insieme!

UGZ: Siete ancora molto attivi dal vivo. Come sono i vostri concerti?
Steno:
ogni concerto ha una sua storia, una sua locazione e quasi sempre la risposta del pubblico è molto forte con grande partecipazione
Marco: per noi ogni concerto è uno scambio energetico, un coinvolgimento totale tra band e pubblico. L’obiettivo è sempre quello.

UGZ: Nel panorama musicale italiano ci sono gruppi nuovi e giovani che continuano a portare avanti lo stile e la filosofia skin e Oi! ? Se sì, potete farci qualche nome valido?
Steno:
ci sono tanti gruppi che portano avanti le cose, tra questi mi sento di citare i CESOIA, band di recentissima formazione e gli ZEMAN e i DIARIO DI BORDO.
Marco: Sì la storia continua, ovviamente con tutte le trasformazioni che ci sono state. Avere un tatuaggio oggi non è certo come averlo negli anni Ottanta. Però è sempre interessante scoprire le nuove band, personalmente ti segnalerei i genovesi Stiglitz, il progetto Oi! Fatti un’ambulanza e i romani Dalton

UGZ: Avete in cantiere altra musica? Magari rispettivi dischi di inediti?
Steno:
non abbiamo ancora fatto progetti ma stiamo scrivendo pezzi nuovi.
Marco: a novembre dovremmo registrare un nuovo album, un altro viaggio alle origini di questa musica, lo registreremo da Steno al Vecchio Son e sicuramente avremo modo di lavorare ancora insieme

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