Roberto Pennisi, passioni , sentimenti, riflessioni nel nunovo album

Nato in Sicilia a Paternò, trasferitosi in Germania con i genitori all’età di un anno, è quando torna a vivere in Italia che all’età 13 anni fonda la sua prima band, “Il Globo”.
Con “Il Globo” si susseguono i concerti dai piccoli ai grandi palchi, partecipando a concorsi e competizioni canore e riscuotendo un buon successo con le canzoni scritte e composte da Roberto: terzo posto al “Nazionale Star Sprint” di Roma, secondi classificati al “Festival dei Nebrodi” a Capo D’orlando, vincitori al “Regionale Star Sprint”.
Tornato a vivere in Germania, ad Amburgo nel 2001 fonda la live band “Italy-Musiker”, cover band composta da musicisti italiani professionisti, con cui ancora oggi allieta serate nei pub, feste pubbliche e private, eventi. Durante il lockdown del 2020 realizza il proprio studio di registrazione, dove scrive e compone, e produce la sua musica: un susseguirsi di singoli ed Ep in buona parte racchiusi nella nuova uscita discografica ufficiale “Moto e Blues”, pubblicata il 25 novembre 2022 da Areasonica Records.

UGM: Ciao Roberto, prima i testi oppure la musica?
Roberto:
Di solito ho l’abitudine di comporre prima la musica e poi il testo, direi almeno nel 90% dei casi.

UGM: Di tutti i brani che hai pubblicato, c’è una traccia a cui tieni particolarmente?
Roberto:
Sì, “Amico Padre”, ma non perché sia migliore o più bella delle altre tracce, ma perché per me è un brano molto personale e pieno di
sentimenti veri.

UGM: Qual è il tema centrale dell’album “Moto e Blues”?
Roberto:
Direi che un vero tema centrale non c’è, anche perché i brani dell’album “Moto e Blues” affrontano tematiche differenti. Ma se dovessi definire le principali, direi tematiche di passioni, sentimenti che si provano verso una o più persone a cui tieni molto, riflessioni su quanto sia importante per noi tutti vivere liberi o potersi muovere senza alcun tipo di restrizioni.

UGM: Artisticamente parlando, rifaresti tutto quello che hai fatto oppure hai dei rimpianti?
Roberto:
Sì lo rifarei sicuramente, forse con qualche piccola modifica. Ad esempio avrei continuato senza lunghi anni di pausa a scrivere e comporre. Avrei curato di più la mia vena cantautorale. Ma come dico sempre a me stesso, sono molto fortunato che Dio mi abbia dato questo dono potendone fare un vero e proprio lavoro che io amo tanto. E poi diciamolo, non è mai troppo tardi.

UGM: Che genere vorresti suonare che non sia quello che suoni già?
Roberto:
Tra i miei preferiti che vorrei suonare c’è il Reggae, la Dance, il Trap leggero, e per finire il Jazz Smooth. Ma quest’ultimo genere rimarrà sicuramente un sogno.

UGM: Dove sta andando la musica? E dove sta andando la tua musica?
Roberto:
Secondo me la musica sta andando molto sull’elettronica, si sta globalizzando sempre più, nel senso che gli arrangiamenti e le strutture musicali si somigliano sempre di più. Sarà forse per comodità o per le pressioni sulle tempistiche di consegna delle produzioni? Questo non saprei dirlo. Io faccio sempre l’esempio con la contrapposizione tra una pietanza fatta con dei condimenti freschi e un’altra come prodotto finito del discount. La mia Musica cerco di mantenerla come sempre, il
più possibile con degli arrangiamenti personali. Anche se ai tempi di oggi tante volte non si può evitare del tutto qualche timbro che va sull’elettronica. Ma anche questo miscuglio tra il digitale e l’analogico, fatto con il dosaggio giusto può dare dei risultati nuovi, diversi e soddisfacenti.

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