Silence Is Spoken. Un monicker contraddittorio ed enigmatico, proprio come la musica di questa compagine fiorentina. Se il primo impatto indurrebbe a pensare di trovarsi di fronte ad un revival del sound di Seattle, man mano che si procede con l’ascolto di questo album ci si rende conto che qui dentro quella è solo la base, e che poi il tutto è sviluppato in maniera diversa, forse potremmo dire al passo coi nostri tempi. Ma la musica dei Silence Is Spoken non è per facili ascolti. Questa band ha già pubblicato due full-length prima di questo nuovo “11”, ed è quindi una band rodata e che sembra aver trovato la maturità sia lirica che musicale in questo album. Lo dicono le strutture dei brani, che sono ripetitive al punto giusto ma anche pensate per scavare a fondo nell’animo umano, come lo stesso concept lirico suggerisce.

Un brano come “A Good God” rimane compassato quasi nella sua intera durata, ma ha una dose di emozioni elevatissima. E a scanso di equivoci, la band rincara la dose di adrenalina in tracce come “War ABC Song”, “1984” e “Game Over”. Un impatto sia in termini di poderose ritmiche ben supportate da un drumming fantasioso e sempre in movimento, e sia a livello di sensazioni. Questo album non cerca la via facile di certo grunge, non presenta vere e proprie ballate se non qualche momento di apparente calma. L’insieme appare impenetrabile e introspettivo, anche quando i brani esplodono in tutta la loro fragorosità. Non sappiamo se questo album verrà capito da tutti, ma a noi è piaciuto molto, proprio perchè non ci troviamo di fronte al solito album usa e getta, e dove soprattutto non vi è alcun filler.

Ogni brano è davvero coinvolgente e quindi vale la pena seguire questa band e vedere cosa saprà fare in futuro.

About The Author