“C’est la vie” racconta una ferita d’infanzia ancora aperta per il rapper e cantautore pescarese Rahimi
1 min readTema cardine del brano è l’assenza della figura paterna.
«Il pezzo è scritto e cantato dal mio io bambino, che all’epoca vedeva suo padre una manciata di ore a settimana, se gli andava bene. Allora il mio tempo si divideva principalmente in due fasi: l’attesa che tornasse mio padre e il tempo che passavo insieme a lui e tutta la famiglia assieme. Questa traccia è il primo singolo dell’ep perché è la prima ferita che io ricordi nella mia vita.» Rahimi
“C’est la vie” si divide esattamente in due parti, quasi opposte, ma poi accomunate dal ritornello: la prima parte, solenne, trascinata, quasi con un’atmosfera sacrale, descrive in maniera dura e diretta il dolore dell’assenza mentre dalla seconda strofa l’atmosfera del pezzo cambia, andando a cristallizzare il momento in cui il padre torna in famiglia dopo la settimana di lavoro fuori città. L’entrata della batteria e l’utilizzo di un flow molto più scorrevole rendono tale parte del pezzo molto più veloce e fugace della prima, presagendo ciò che il ritornello andrà a far capire, ovvero che tutto questo è solo un sogno, che diventa realtà per pochi istanti.