Torchio, spesso si confonde la timidezza con la presunzione
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“Provo ribrezzo (la timidezza)” è la nuova canzone del cantautore alessandrino Torchio: una presa di coscienza della propria ritrosia, fatta con modi e ritmi particolarmente rapidi e incisivi. Lo abbiamo intervistato.
Ciao, raccontaci la genesi della tua nuova canzone. Qual è il messaggio principale che vuoi comunicare con “Provo ribrezzo (la timidezza)”?
A volte si confonde la timidezza con la presunzione perché fondamentalmente vediamo negli altri ciò che temiamo di essere. Siamo fatti di ogni cosa che ci gira dentro, di paure come di coraggio, di pace e di rabbia e di tanto altro. Dovremmo accettare i nostri limiti per farne un buon uso. Sai, da ragazzino ero uno di quelli troppo buoni per stare con i cattivi ed irrimediabilmente ingestibile per restare con i buoni. Quante menate inutili ci si fa a volte, credo che dovremmo prenderci tutti un po’ meno sul serio. Cercare la bellezza è indispensabile, ci gestisco i miei tormenti in questo modo ma lo si può fare anche senza torturarsi o torturare il mondo, non mi piace chi non sogna ma neppure chi se la mena troppo per timore di non appartenere a qualcosa o qualcuno.
In che modo la tua musica riflette le tue esperienze personali?
Siamo anche le nostre azioni non soltanto ciò che pensiamo, che poi la balla dei pensieri costantemente profondi è soventemente un altro modo per vendersi come artisti.
Qualche giorno fa ero in uno di quei centri vendita per il “fai da te” ed ho avuto la tentazione di scrivere qualcosa su quegli umani che incontravo fra gli scaffali e che erano serenamente persi nella ricerca del mezzo giusto
per riparare o costruire altri oggetti una volta tornati nelle proprie magiche abitazioni. Ci ho visto un non so ché di mindfulness in quella ricerca, nelle espressioni di alcuni. Mi piace osservare gli altri, immaginare, scrivere.
Poco dopo in un discount lì vicino mentre acquistavo una fottutissima bottiglia di latte e tutti mi apparivano quasi incazzati ho desiderato ed immaginato ci fosse una colonna sonora adeguata, un lunghissimo brano metal per quei venti minuti li… forse era il mio immaginario sofferente del fatto che per pagare una cazzo di bottiglia di latte ho dovuto attendere si smaltisse quella coda rabbiosa alla cassa.
Mi piace osservare ma non definirei questa cosa come un moto autobiografico. Si vive, si osserva e si immagina e fortunatamente si è!
Quali sono le principali sfide che hai affrontato nella tua carriera solista?
Da soli si sta bene, soltanto a volte però. Lavorare con la band è creativamente arricchente ma anche limitante in alcuni momenti.
Così “la nostra vita è tutta qua, troppe contraddizioni e libertà”. In ogni caso le sfide sono sempre le stesse e portare le proprie canzoni in giro crea fatiche memorabili. Sono momenti che amo condividere con i miei fidati compari, in studio come nei live.
Credibili, bisogna essere credibili, questa è la cosa più importante, è la sfida quotidiana e quando mi capita di riuscirci credo sia perché collaboro sempre con individui che stimo. Penso al producer Luca Grossi che per Ohimeme mi ha permesso di costruire anche l’ album “Au Contraire” di cui il singolo “provo ribrezzo” è anteprima ed anche a tutti quelli con cui ho condiviso il lavoro sin dal 2017 anno in cui ho incominciato il progetto solista.