Albin, le mie canzoni, traducono un legame con cose intime o temi sociali che mi toccano

Anticipato dal singolo “No Safe Place”, esce in cd ed in digitale, il 17 novembre 2023, l’album “Home Is Where The Heart Aches” in versione Deluxe per il mercato italiano, dell’artista
francese The Memory Of Snow. L’album raccoglie 13 tracce, di cui 2 bonus e la cover di Peter Gabriel “Don’t Break This Rhythm”.
“Home Is Where The Heart Aches” è l’album d’esordio di The Memory Of Snow, in uscita nella versione Deluxe per il mercato italiano. Prendendo spunto da leggende iconiche come Depeche Mode, The The, Eyeless In Gaza, Tears For Fears, Slowdive e The Sound, è una deliziosa miscela di influenze degli anni ’80 e del sound alternative degli anni ’90, ma rimane fedele alle
urgenti linee sonore delle attuali sperimentazioni pop-rock. Pur rendendo omaggio alle sue ispirazioni musicali, Albin Wagener crea abilmente un suono straordinariamente contemporaneo.

UGM: Di tutti i brani che hai pubblicato, c’è una traccia a cui tieni particolarmente ?
Albin:
È una domanda molto buona! Ho a cuore tutte le canzoni, poiché sono parti di me e traducono un legame con cose intime o temi sociali che mi toccano. Direi che le canzoni a cui tengo di più sono probabilmente “Simple song” e “Home is where the heart aches”, proprio perché trasmettono cose molto personali, ma che possono anche risuonare negli altri. Tutti abbiamo esperienze intime particolari, e a volte ci rendiamo conto di essere in molti a vivere le stesse cose, il che è confortante. E poi, musicalmente, questi due brani mi piacciono molto anche: sono esattamente come li immaginavo nella mia testa quando li ho composti.

UGM: Pensi che il tuo genere possa andare all’estero ?
Albin:
Diciamo che il revival attorno al post-punk, alla dream pop e alla new wave è di moda un po’ ovunque nel mondo; abbiamo comunque parecchi gruppi e artisti che emergono in Nord America, in Europa o persino in America Latina, ad esempio. Diciamo che quello che è certo è che il successo è forse meno facile in Francia, dove questi stili musicali sono un po’ meno acclamati al momento… peccato, perché è in Francia che vivo e lavoro, ma è così! 🙂

UGM: Artisticamente parlando, rifaresti tutto oppure hai dei rimpianti ?
Albin:
Penso che quando si registra un album, sia raro essere perfettamente soddisfatti di ogni singolo brano, dall’inizio alla fine. In realtà, la registrazione, il mixaggio e il mastering sono quasi processi di lutto, secondo me; tra l’ideale che abbiamo in mente e la realtà di ciò che possiamo fare, ci sono a volte delle differenze, e bisogna accettare sia di cercare la perfezione fino al più piccolo dettaglio, sia di capire che quando un brano ha una sua coerenza, bisogna lasciarlo volare con le sue ali. Ma penso che questo primo album sia anche il riflesso di un periodo della mia vita in cui ho ripreso a fare musica, in cui avevo bisogno di mescolare generi e omaggiare musiche e artisti che amo. È un nuovo inizio musicale, ed è per questo che è importante per me.

UGM: Scegli un musicista di rilievo che avresti voluto nel tuo album
Albin:
Allora, questo è davvero difficile… come si fa a scegliere, ce ne sono così tanti! Ovviamente, se Peter Gabriel avesse potuto cantare nella cover di “Don’t break this rhythm”, sarebbe stato paradisiaco, ma ovviamente non ho osato chiedere – e probabilmente non avrebbe mai risposto. Altrimenti, penso anche a Toni Halliday, l’ex cantante dei Curve, con cui sarebbe stato bello fare un duetto su “Simple song”. Non ho la presunzione di pensare che i miei brani interessino artisti di fama al momento – potrebbe succedere, chi lo sa!

UGM: Potrebbe sembrare una domanda banale o magari lo è : Dove sta andando la musica? E dove sta andando la tua musica?
Albin:
Non è affatto una domanda banale, almeno per quanto mi riguarda, è la prima volta che me la fanno! La musica va dove le persone vogliono che vada, punto e basta, ed è probabilmente meglio così. Ovviamente, non mi trovo molto nel rap, per esempio, ma capisco che alcune persone possano apprezzare quel tipo di musica; l’importante è che ci sia musica e che le persone si sentano libere di farla e di ascoltarla. Tutto il resto sono solo chiacchiere da salotto. Dal mio punto di vista, direi che la mia musica si orienta verso la storia, verso un’eredità dichiarata della fine del secolo scorso (mio dio, parlo come un vecchio), e verso un approccio sonoro contemporaneo e più sperimentale. Cerca di guardare contemporaneamente al passato e al futuro.

UGM: C’è differenza tra ciò che ascolti e ciò che in realtà suoni ?
Albin:
Sì e no! In realtà, ascolto soprattutto molto post-punk in generale (in particolare The Sound, per esempio, ascolto l’album “From the lion’s mouth” in loop, o ancora The Chameleons), ma anche pop indie degli anni ’80 (The Smiths, Lloyd Cole & The Commotions, Prefab Sprout), che è un po’ più distante dalla musica che faccio. E altrimenti, ascolto anche artisti più anziani come Neil Young o Fleetwood Mac, ma anche cose più contemporanee, vi rassicuro! Mi piace molto quello che fanno artisti come Sharon Van Etten, Nicole Dollanganger o Laura Veirs, ad esempio, penso siano artisti fantastici. Trovo che siano soprattutto le artiste femminili a essere inventive in questo momento, del resto. Ed è una cosa positiva così.

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