Alessio Vito ci parla di “SottoVuoto”, un’album pieno di emozioni

L’album è prodotto e arrangiato da Alessio Vito in collaborazione con Emilio Capuano tecnico del suono, musicista, il quale ha curato tutte le registrazioni e i missaggi.
Il disco è composto da nove brani inediti scritti in testi e musiche dallo stesso Vito, che oltre a dare voce alle liriche ha curato tutte le chitarre acustiche ed elettriche presenti (ad eccezione dei brani “Fino in fondo” e “Aria Respiro” che vedono la presenza di Gerardo Danna alle chitarre funky e slide ed il brano “Canzone dell’attesa”, che ospita la chitarra manouche di Jean-Laurent Pernin).
Il disco è stato registrato tra Italia e Francia, dove Alessio Vito ha vissuto per diverso tempo, e gode della presenza di amici e musicisti di vecchia data dell’autore, oltre che di speciali collaborazioni da parte di musicisti d’oltralpe; alcuni brani come “Canzone dell’attesa” e “Canzone scritta male” sono stati interamente registrati nel febbraio 2019 in una baita di montagna sulle Hautes-Alpes innevate francesi, dove i musicisti hanno trascorso diversi giorni tra una seduta di registrazione e dell’ottimo vin rouge.
Hanno partecipato al progetto Carmine Di Giacomo (batteria), Alessandro Ragano (basso), Emilio Capuano (synth e tastiere), Carmine Marra (sax tenore), Gerardo Danna (chitarre aggiuntive), Johanna Cascales (violino e violoncello), Florent Digbeu (batterie e percussioni), Terry Piccin (fisarmonica a bottoni), Kevin Clerx (basso tuba), Jean-Laurent Pernin (chitarra manouche), Seb Charpentier (basso).
Il disco rappresenta la summa delle esperienze sia esse musicali che di vita dell’autore, arricchite da viaggi, ascolti, collaborazioni, esperienze lavorative, concerti ed incontri.
Ne ha curato le grafiche Vittoria Capuano, fotografie di Generoso De Biase e Simone Esposito.

UGZ: Ciao Alessio, dunque hai pubblicato per la (R)esisto Distribuzioni il nuovo album “Sottovuoto”
Alessio Vito:
Ciao ragazzi e grazie per lo spazio concessomi. Già, proprio così, il 9 novembre 2020 è uscito il mio nuovo album “SottoVuoto” per (R)esisto Distruzione che ho prodotto e arrangiato insieme al mio amico e fonico del disco Emilio Capuano.
L’album contiene 9 brani, 9 stanze, 9 sprazzi di vita, oserei dire; è un lavoro a cui tengo molto e a cui mi sono dedicato con cura e dedizione per circa due anni prima di arrivare a quella che è adesso la sua veste definitiva. I brani di SottoVuoto sono stati registrati non solo in momenti diversi ma anche in luoghi e contesti diversi, infatti alcune parti del disco e due canzoni sono state interamente registrate in Francia, a Saint Julien en Champesaur nelle Hautes-Alpes in una baita di montagna. Qui ci siamo ritrovati con nuovi amici e musicisti francesi che hanno partecipato con entusiasmo alle registrazioni dei brani e questo per me è stato motivo di orgoglio nonché un piacere immenso ed un’esperienza bellissima; ho sempre voluto, infatti, collaborare con musicisti provenienti da altre culture e mondi musicali, con sonorità talvolta lontane dalle nostre e dalle mie tradizioni. Non a caso, infatti, ho voluto registrare il brano “Canzone dell’attesa” (secondo singolo estratto da “SottoVuoto”) interamente con musicisti d’oltralpe pur essendo una canzone che fa riferimento al mio paese natio. Oltre, quindi, alla presenza di amici e musicisti di vecchia data come Alessandro Ragano (basso), Carmine Di Giacomo (batteria), Emilio Capuano (synth e tastiere), Gerardo D’Anna (chitarre funky in “Aria Respiro”, chitarra slide in “Fino in fondo”), Carmine Marra (sax tenore), hanno partecipato alle registrazioni dell’album Johanna Cascales (violino, violoncello), Florent Digbeu (batteria), Terry Piccin (fisarmonica a bottoni), Kevin Clerx (basso tuba), Jean-Laurent Pernin (chitarra manouche), Seb Charpentier (basso in “La risposta”).
Colgo l’occasione per ringraziare tutti loro per la disponibilità, l’amicizia e la professionalità, così come Massimiliano Lambertini della (R)esisto che ha creduto nel progetto e quanti hanno reso possibile la realizzazione di SottoVuoto.

UGZ: Di tutti i brani che hai pubblicato, c’è una traccia a cui tenete particolarmente?
Alessio Vito:
Beh questa è una domanda difficile, si è solito dire che le canzoni sono un po’ come i figli per cui fare una lista di preferenze è sempre difficile. Ogni canzone è legata ad un’emozione diversa, ad un ricordo diverso, ad un fatto o una sensazione in particolare per cui ognuna di esse tocca una parte specifica dell’animo. Quello che posso dirti è che ci sono, ad esempio, dei brani che hanno fatto da cesoia, che hanno dato inizio a qualcos’altro, aperto delle strade e ne hanno chiuse delle altre come “Firenze S.M. Novella” che non a caso si trova a metà dell’album e di cui recentemente ho pubblicato sul mio canale YouTube un video live al teatro/laboratorio “La Bottega del Sottoscala” insieme ad Emilio Capuano al moog e Carmine Marra al clarinetto basso.
Rivedendo la tracklist però non saprei davvero scegliere, ogni traccia evoca qualcosa. “Canzone Scritta Male” mi riporta esattamente al momento e all’atmosfera in cui l’ho registrata (in Francia), così come “Niente Cinema” mi rimanda subito al perché e per come l’abbia scritta, “Settembre” e “Canzone dell’attesa” alla forte esigenza di espressione, “La risposta”, “Fino in fondo”, “Aria respiro” a cosa volessi esprimere in quei concetti e in quelle sonorità, “Il Giorno dopo” mi riporta esattamente a quel giorno lì…
In conclusione preferirei che sia piuttosto l’ascoltatore a scegliere la sua traccia preferita e spero possa portarla con sé lungo il percorso della sua vita dandogli il significato che più ritiene opportuno.

UGZ: Musicista, Scrittore e Attore.
Alessio Vito:
Ma attore proprio non direi! (ihihihih) se non per il fatto di stare su un palcoscenico ma preferibilmente interpretando me stesso; anche se devo dire che più volte hanno elogiato il mio sapere conquistare e dominare il palco e questo mi lusinga molto. Poi se il riferimento è alla mia biografia sì, certo, ho avuto modo di collaborare in diversi spettacoli teatrali con l’amico e attore (vero!) Nicola Mariconda come nel nostro spettacolo premiato “Poesie e suoni é cheste terre” ma piuttosto in veste di interprete e musicista che di attore vero e proprio.
Scrittore è una definizione che porta con sé grosse responsabilità e viene dal fatto che talvolta mi diletto a scrivere in prosa. Questo ha portato alla pubblicazione nel 2015 di “Un Aprile Sbagliato”, un libro di “versi di un racconto breve” (così come mi è piaciuto definirlo) a cui è allegato un album di miei inediti strumentali, una sorta di colonna sonora alla lettura. Diciamo che forse preferirei il termine “paroliere”; ho tanto rispetto per chi scrive, per gli scrittori (quelli veri!) e quindi non mi sento proprio a mio agio nell’assumermi una tale responsabilità.
Musicista, cantautore, ecco… sì! mi sento molto più a mio agio XD. Ho fatto tanta gavetta (e tanta ancora ne farò, spero), ho tante esperienze sia in studio, sia live con diversi gruppi di generi musicali diversi e talvolta completamente opposti come cantante, chitarrista, bassista, flautista, autore, arrangiatore per cui la parola musicista mi pone in una posizione di confort maggiore.

UGZ: Cosa ne pensi delle cover/tribute band?
Alessio Vito:
Ti dico subito che già il fatto di suonare, di fare musica è importante e lo rispetto molto. Credo che tutti bene o male abbiamo iniziato con le cover che sono state una grande e fondamentale palestra per imparare a suonare e, soprattutto, a suonare insieme. Poi non tutti hanno il dono, o la capacità di scrivere, di creare musica o magari tempo e voglia di cimentarsi per cui posso capire chi vuol continuare a divertirsi suonando le canzoni e i successi degli altri. Io stesso una, due volte all’anno riesumo un vecchio trio Rock così tanto per divertirci e far divertire.
Discorso diverso per le tribute; imitare e, talvolta, scimmiottare band e artisti noti l’ho sempre trovato abbastanza ridicolo e talvolta imbarazzante, per cui non ho tanta stima direi per chi intraprende questa strada.
Poi ci sarebbe da fare tutto il discorso di quanto cover e tribute band tolgano alla musica inedita soprattutto sul versante dei concerti ma questo è un altro discorso lungo e complesso e, dalle mie esperienze estere, ho notato che è un’abitudine prettamente italiana. Abbiamo un po’ smarrito l’abitudine all’ascolto e alla scoperta, siamo portati piuttosto a “sentire” e la musica spesso si riduce solo ad un sottofondo…

UGZ: Artisticamente parlando, rifaresti tutto oppure hai dei rimpianti?
Alessio Vito:
Credo che rifarei tutto perché alla fine bene o male ho fatto sempre quello che volevo, ho la testa abbastanza dura per cui se ho una convinzione è difficile che vada contro di essa. Piuttosto, magari, qualche rimorso quelli si sicuramente ci sono. Mi rendo conto, talvolta, che ho imparato tardi e anche con fatica ad ascoltare e/o magari prendere in esame dei consigli e questo sempre per il discorso della testardaggine ma non sono mai stato superficiale o distratto perché, anche se spesso non sembra. immagazzino tutto quello che sento intorno a me e, magari, ci rifletto dopo tempo. L’unica cosa che si può fare è imparare dal passato, dagli errori, tenersi stretto quanto di buono è stato fatto perché ho provato sulla mia pelle che rimediare è quasi sempre impossibile.

UGZ: Scegli un musicista di rilievo che avresti voluto nel tuo album
Alessio Vito:
Se iniziassi a fare la lista adesso potrei finire al prossimo album e farei anche un torto a tanti altri che sfuggirebbero all’appello XD. Facciamo così te ne dico uno che avrebbe secondo me rivoluzionato il disco e chissà magari lo avrebbe fatto diventare un must… un certo Brian Eno, ti basta? XD

UGZ: Potrebbe sembrare una domanda banale o magari lo è : Dove sta andando la musica? E dove sta andando la tua musica?
Alessio Vito:
Banale potrebbe essere piuttosto tanta musica che gira intorno “quella che non ha futuro” per dirla alla Fossati. Credo che la musica debba nascere ed essere libera quindi andare un po’ dove gli pare ma questa è probabilmente un’utopia, oggi ancora di più. Nel mondo della musica ci sono sempre state (per fortuna!) tante altre figure che orbitano intorno agli artisti, dai produttori, agli arrangiatori, ai manager, alle case discografiche, ai fonici, tecnici ecc. ecc. e tante di loro hanno contribuito alla crescita e all’affermazione di musicisti, artisti, band straordinarie che hanno scritto la storia della musica. Ecco, è proprio questo il punto, “la storia della musica”. Personalmente credo che oggi la musica sia in qualche modo subordinata all’immagine ed è proprio quello che avviene ad esempio sui social o nei talent che sono ormai porto speranzoso di chi voglia farsi conoscere al grande pubblico. L’immagine è sempre stata importante e parte integrante del mondo musicale (che appartiene pur sempre alla grande famiglia dello spettacolo) però era in qualche modo subordinata o quantomeno affiancata alle qualità degli artisti; innanzitutto contava la musica, il talento, le qualità, la creatività poi si lavora sull’immagine qualora ce ne fosse stato bisogno, anche perché tante band, tanti artisti non avevano bisogno di dimostrare niente perché quell’immagina semplicemente gli apparteneva, faceva parte della loro quotidianità, della loro vita, del loro modo di essere.
La musica oggi, almeno quella mainstream conosciuta ai più, rispecchia quella che è la nostra e la socialità che viviamo ovvero quella virtuale, quella dei social e della sinteticità e superficialità del linguaggio e dei concetti. Se ci concentrassimo sui testi di tante canzoni in voga in questo momento sembrano tanti hashtag messi in coda e d’altronde questo è il linguaggio dei giovani, giovanissimi di oggi; forse occorrerebbe fare qualche sforzo in più e distinguere un post da una canzone, un rumore da un suono.
La mia musica? Non so, spero possa essere sempre libera di andare dove gli pare e dove mi pare ma senza chiusure e/o ossessioni… poi se ci sarà da correggere il tiro per migliorarla, stimolarla, levigarla sarò pronto, aperto e lieto di farlo.

UGZ: C’è differenza tra ciò che ascolti e ciò che in realtà suoni?
Alessio Vito:
Sicuramente quello che suono è influenzato molto da quello che ascolto e la mia musica prima deve soddisfare il mio di ascolto e piacermi altrimenti mi risulta difficile pretendere di trasmetterla agli altri e verrebbe anche meno una parte fondamentale, ovvero la sincerità che porta alla simbiosi.
Per fortuna ascolto tantissima musica ogni giorno e mi piace anche conoscerne la storia e gli aneddoti, non a caso ho dedicato parte della mia vita proprio allo studio della popular music. Chiaramente ho le mie preferenze musicali, spazio moltissimo tra generi e artisti diversi, talvolta totalmente opposti; sarebbe troppo presuntuoso e pretenzioso poter condensare tutto ciò che ascolto in ciò che produco ma non posso fare certamente a meno di lasciarmi influenzare da quanto mi orbita attorno, assorbirlo, rielaborarlo personalizzarlo. È questo d’altronde il fine ultimo emozionare emozionandosi con un linguaggio proprio, unico e originale… per quanto mi è possibile proverò umilmente a farlo.

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