Demagò, l’inquietudine e la dolcezza dei testi nel loro nuovo album

I Demagó sono un gruppo rock italiano composto da Carlo Dadi, Moreno Martinelli, Emanuele Bruschi e Marco Signorelli. Il nome del progetto fa riferimento ad un caffè parigino (Les Deux Magots) frequentato da molti celebri artisti del panorama contemporaneo. All’attivo un disco autoprodotto intitolato “Linea di confine” pubblicato nell’ottobre 2015 contenente nove brani interamente scritti ed arrangiati dalla band.

UGM: Di tutti i brani che avete pubblicato, c’è una traccia a cui tenete particolarmente?
Demagò:
In realtà ce n’è più di una! Ognuno dei tre dischi che abbiamo pubblicato contiene almeno due brani a cui siamo particolarmente affezionati.
In quest’ultimo le tracce a cui teniamo particolarmente sono Specchio dei Nostri Occhi e Primo Trucco.
In queste due canzoni si passa dalla meraviglia di una nuova nascita fino ai tormenti e le gioie di un’età implacabile come l’adolescenza in quanto ogni fasa della vita è segnata da orizzonti da scoprire e difficoltà da superare.

UGM: In questo album si parla di …?
Demagò:
Le tematiche affrontate in effetti sondano in profondità l’animo umano e più spesso l’animo dell’universo femminile cercando di tracciarne uno spaccato reale e profondo.
Alla fine di tutto, una parola echeggia continuamente tra vette di dolore e abissi di felicità: l’amore, nelle sue infinite declinazioni sembra essere la risposta che può aprire ad uno scenario degno di essere vissuto. Forse l’unico possibile.

UGM: Artisticamente parlando, rifareste tutto oppure avete dei rimpianti?
Demagò:
Credo che qualche rimpianto sia giusto averlo e non penso che rifaremmo tutto esattamente come fatto finora. Negli anni il progetto è cresciuto e non mi riferisco a livello di suoni e canzoni, parlo dell’importanza che ha assunto all’interno delle nostre vite diventando parte integrante del nostro essere.
Questo ha fatto si che crescessimo in tutti i campi (anche a livello di sonorità in questo caso) e ci ha permesso di capire che se avessimo messo parte dell’energia e la forza che abbiamo ora su quanto fatto precedentemente, forse le cose avrebbero potuto essere leggermente diverse.
Ora si guarda al futuro e si cerca sempre di dare il massimo provando a portare il più possibile in giro le nostre canzoni.

UGM: Scegliete un musicista di rilievo che avreste voluto nel vostro album
Demagò:
È molto difficile sceglierne soltanto uno così come è difficile immaginarsi qualche mostro sacro del rock in una delle nostre tracce…risulterebbe surreale! Pensando realisticamente al progetto realizzato e al tipo di musica proposta, sarebbe stato interessante avere artisti quali Giorgio Canali oppure Appino degli Zen Circus per un featuring in uno dei brani

UGM: Potrebbe sembrare una domanda banale o magari lo è: Dove sta andando la musica? E dove sta andando la vostra musica?
Demagò:
Ad oggi la musica in generale ha assunto un significato differente a quello che aveva anni fa, sia per i creatori che per i fruitori. Nel nostro paese il genere rock ha avuto sempre una forza minore rispetto agli altri ed oggi ne ha ancora meno; quindi, è spesso più complesso riuscire a far girare brani di questo tipo visto che chi ascolta la musica molte volte preferisce optare per altri stili, questo vale sia per i grandi, medi e piccoli artisti; a volte c’è chi pensa che sia necessario scendere a compromessi per arrivare ad una platea più ampia e ricevere consensi…questioni di prospettiva artistica e non solo!
La nostra musica riesce comunque a emergere nel panorama underground grazie anche alla parte live che resta quella fondamentale al fine di conoscere il percorso di un artista; durante lo scorso anno abbiamo rafforzato il nome Demagó grazie ai concerti fatti e allo stesso tempo sono state gettate le basi per quello che è il tour 2023 del nuovo disco Anime Nella Pioggia.
Numerose sono le date che si prospettano davanti a noi dove ci auguriamo di portarci dietro più nuovi volti possibili e di fare arrivare la nostra musica dritta allo spirito di chi ascolta.

UGM: C’è differenza tra ciò che ascoltate e ciò che in realtà suonate?
Demagò:
In realtà non molta, con il precedente album e di seguito con questo abbiamo voluto fondere la nostra passione per il rock inglese e americano a partire da fine anni sessanta con quella del cantautorato italiano. L’aspetto interessante in fase realizzativa è stato rendere più fresca la sonorità dei pezzi spaziando dall’alternative rock al noise ma confluendo sempre nel cantautorato di stile; In questo disco si trovano spazi aperti e dal contenuto epico che fanno da contraltare a ritmi serrati e compressi in una sorta di montagne russe sonore che ben si sposano con l’inquietudine e la dolcezza dei testi.

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