Gabriels – “Dragonblood (Damned Melodies)”

Gabriels è un musicista preparato, su questo non si discute. Ha fatto un percorso di studi dedicati al pianoforte e ora è uno dei più grandi talenti italiani in ambito hard rock. Ha anche preso parte ad album di artisti molto famosi e quindi vanta un curriculum di tutto rispetto. In questo album sceglie di entrare nel vivo di un personaggio affascinante quanto molto influente ancora oggi in molti ambiti artistici. Parliamo del Dracula di Bram Stoker! Dopo aver per bene visionato l’artwork a dir poco bellissimo di questo suo settimo album intitolato “Dragonblood (Damned Melodies)” mettiamo il cd nel lettore e veniamo investiti da una carica di emozioni davvero notevole.

Questa rock opera dura un’ora e un quarto e cerca di percorrere i tratti salienti delle vicende legate a quel Dracula. Un numero elevato di ospiti apporta linfa ad un lavoro che sembra essere semplice solo per qualche episodio un po’ più lineare, ma sommando tutte le varie canzoni e la diversità di stile che intercorre tra loro, ci accorgiamo che dietro questo disco c’è un lavoro certosino. Il metal sinfonico è la base di tutto, diremmo anche neoclassico, in quanto le tastiere di Gabriels accentuano molto questi due lati, ma poi il disco si arricchisce di episodi progressive, altri di metal melodico (quasi AOR), e di alcune ballate. L’alternarsi quasi continuo di cantato maschile e femminile è quantomai azzeccato, mentre i riff di chitarra forse sono leggermente penalizzati, in quanto quasi sempre doppiati dalle tastiere di Gabriels. E le tastiere, come anche il piano, non si limitano ad un lavoro di arrangiamento (per intenderci, non servono a creare solo atmosfere alla “Seventh Son of a Seventh Son” degli Iron Maiden), ma si lanciano in assoli e altro ancora.

Questa scelta di infarcire il lavoro così tanto di tastiere potrebbe risultare un’arma a doppio taglio, perchè nonostante il disco si distingua per avere ballad alternate a pezzi più potenti, il fatto che però abbiamo tutto questo pianoforte e tastiere livella un po’ il tutto, smorzando i pezzi più potenti come “I Am a Dragon” o “Your Time Is Up”. Detto questo, il disco in questione è decisamente piacevole e a tratti esaltante, e se non disdegnate alte dosi di melodia unite ad una certa propensione per trame musicali e liriche lunghe ed elaborate, allora non indugiate e fatelo vostro.

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