ICMESA, ci piace osservare come interagiamo tra noi come esseri umani

Dopo aver militato in diverse formazioni dell’underground lombardo, Marco, Federico e Alessio si incontrano nel 2016 per dar vita agli ICMESA.
La band prende il nome dalla fabbrica tristemente nota per il disastro ambientale di Seveso nel 1976, mostrando evidente già nella scelta del nome il legame al proprio territorio con tutte le sue contraddizioni.
In questi anni, gli ICMESA si sono fatti notare per le loro esibizioni potenti su palchi di rilievo quali l’Alcatraz, il Rock’n’roll e il Legend Club, quest’ultimo per la opening ai Rezophonic in occasione dell’Estate Sforzesca 2019, e di recente, hanno partecipato a numerosi Festival nel territorio lombardo. A settembre 2023, è previsto un tour per la presentazione dell’album Quando c’era lei.

UGM: Di tutti i brani che avete pubblicato, c’è una traccia a cui tenete particolarmente?
ICMESA:
Ogni brano di “quando c’era lei” ha una sua storia e porta con sé qualcosa di nostro e che ci è caro. Scegliere non è facile: dovendolo fare, diciamo ICMESA. È il primo pezzo che abbiamo scritto come band, quello cui abbiamo scelto di abbinare il video, parla del ns territorio e delle sue ferite e, non ultimo, ci rappresenta moltissimo dal punto di vista musicale.

UGM: In questo album si parla di…?
ICMESA:
Rapporti e relazioni tra persone, principalmente. Ci piace osservare come interagiamo tra noi come esseri umani, con le ns. debolezze, le ns imperfezioni. A volte in prima persona, altre volte nascosti in disparte, osserviamo le persone relazionarsi, annotiamo particolari, parole, immaginiamo pensieri, sensazioni e traduciamo questo bagaglio in versi che, poi, vestiamo con la ns musica.

UGM: Artisticamente parlando, rifareste tutto oppure avete dei rimpianti?
ICMESA:
La verità è che ogni album è il frutto di centinaia di scelte fatte in un lasso di tempo tutto sommato breve, a volte senza averne il tempo, altre senza potersi confrontare. E ciascuna di queste scelte, una volta fatta, è in larga parte irreversibile e condiziona quelle che verranno dopo, escludendone alcune o introducendone di inaspettate. In questo gioco di bivi che si dipartono non possiamo dirti con certezza che ciascuna direzione presa sia stata quella “giusta” (ammesso poi ve ne sia una, o una sola, almeno). Possiamo però dirti che Livio Magnini, che ha prodotto il disco, è stato una guida meravigliosa, competente, attenta, presente, sensibile e che il disco che ne è risultato ci rappresenta pienamente.

UGM: Scegliete un musicista di rilievo che avreste voluto nel vostro album.
ICMESA:
Tutta la vita Loredana Bertè! Avremmo fatto volentieri una cover di “E la luna bussò” con lei alla voce! Anzi, se ci leggesse… vabbè, ma non ci legge, dai! Però se ci leggesse…

UGM: Potrebbe sembrare una domanda banale o magari lo è: dove sta andando la musica? E dove sta andando la vostra musica?
ICMESA:
La musica, come spiega molto bene David Byrne in “Come funziona la musica”, è resiliente: cambia e si adegua agli spazi che la società le riserva, sia in senso fisico, sia in senso emotivo. L’apertura ai concerti dei grandi stadi nei ’90 ha generato l’arena rock, ad esempio. In quest’epoca di vicini che fanno chiudere club un po’ ovunque o che li costringono a trasformarsi in contenitori per musica soffusa, è difficile intravedere un futuro per quelli che, come noi, amano i suoni più aggressivi e i volumi più intensi. In questo senso, non è un caso se alcune delle produzioni di maggior successo, oggi sono realizzate in studi minuscoli, quando non addirittura nella cameretta di qualche musicista, e sono destinate sostanzialmente all’ascolto tramite in-ear. La nostra musica, invece, come anche intuibile ascoltando il disco, sta andando un po’ dove è sempre stata: in quel limbo post-grunge e un po’ noise che ci piace e che sentiamo nostro, l’unico ambiente in cui riusciamo a sentirci veri, musicalmente parlando.

UGM: C’è differenza tra ciò che ascoltate e ciò che in realtà suonate?
ICMESA:
Abbiamo una base di ascolti comuni tra noi e che, in qualche modo, definisce il nostro perimetro musicale come band: il grunge dei ’90, il rock indipendente italiano e non, il punk e ciò che ne è conseguito. Poi, naturalmente, ognuno di noi ha anche interessi ulteriori: chi l’heavy, chi il post-rock, chi lo psycho-pop, chi il noise, chi l’HC punk, chi lo stoner rock.

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